Il cibo è cultura, anche al cinema
Sempre più frequentemente abbiamo la possibilità di conoscere usi e costumi di luoghi lontani e sicuramente l’universo del cibo è coinvolto. Prodotti esotici fanno capolino in mercati e ristoranti, e specialità d’oltreoceano compaiono sulle nostre tavole . Ma, come si è soliti dire, solo quando si rischia di perdere qualcosa ci si rende conto del suo valore. Ne è la conferma il crescente interesse verso la cucina mediterranea e in particolare verso i prodotti “made in Italy”. Sinonimo di qualità perché dietro ogni prodotto vi è una consapevole tradizione.
Ammaliati e attratti dalle novità ,non scordiamo tuttavia i sapori con cui siamo cresciuti tanto più se soddisfano il palato. La celebre scena in cui Nando ,interpretato da Alberto Sordi, in “Un americano a Roma” (1954) mangia un piatto di “ maccaroni ”, con atteggiamento di sfida, è emblematico di come tendiamo a essere fedeli ai sapori originari.
Ferdinando Mericoni ammiratore della cultura americana che spopolava durante il periodo post bellico vuole condurre una vita “ a stelle e strisce ”. Così indossa blue jeans, un berretto con visiera, guarda film hollywoodiani e spera un giorno di volare oltreoceano. Più che un desiderio si tratta di una vera e propria ossessione tanto da portarlo a minacciare il suicidio gettandosi dalla cima del Colosseo. Un gesto teatrale, istrionico proprio come quello che compie a tavola. Sempre fedele al suo nuovo stile di vita si accinge a consumare un pasto in pieno stile americano (a suo dire). Ma il suo sguardo si posa su quel piatto di spaghetti “ cacio, pepe e baccalà “ e , spinto anche dall’ infelice esito del suo sandwich, accompagnato
da un fiasco di vino, li addenta.
Sorge spontanea la domanda se due culture diverse siano destinate a scontrarsi o a coesistere. Sembra che la compresenza delle due non determina il prevalere di una sull’altra bensì un cambiamento, un’evoluzione. La cucina è di fatto “dinamica”. Ne è la prova un dibattito riportato recentemente dal New York Times . La cucina italiana è notoriamente apprezzata in tutto il mondo e iI rischio che quest’ultima perda la sua autenticità è ormai concreto: pluripremiati chef americani, muovendo una crociata contro ogni forma di “purismo”, modificano anche le più tradizionali delle ricette nostrane certi che si tratti di una
naturale quanto inevitabile rivisitazione culinaria. Dall’altra parte si schierano chef come Sara Jenkins la quale afferma “ Alla sola vista degli spaghetti with meatballs scappo via come se la casa stesse bruciando: è un piatto che non ho mai visto nei ristoranti italiani ” [1] .
Tornando alla celebre pellicola cosa voleva comunicare il regista Steno? Voleva forse solo
rappresentare le vicissitudini di un buffo sognatore ad occhi aperti? In realtà dietro il personaggio di Nando c’è un uomo che vuole ridiscutere il suo stile di vita e le sue abitudini sebbene sia palese la quasi impossibilità di scardinare il retroterra culturale di ognuno. Forse la famosa scena dei “ maccaroni ” è la metafora di come sia vano quanto inutile tale sforzo. La cultura è dentro ognuno di noi , si manifesta nelle nostre scelte e nel nostro pensiero e il cibo stesso è cultura.
1. “Spaghetti con «meatballs» o bottarga? Negli Usa è guerra tra cucine italiane” , Alessandra Farkas, Il Corriere della Sera.it, 14 gennaio 2014
Raffaella