L’Amatriciana che unisce

L’Italia è stata colpita, nel profondo. Amatrice è stata distrutta, in piena notte, dalla furia del terremoto. Il profilo di quel paesaggio dolce che scorre tra colline e montagne nel cuore d’Italia è cambiato in pochi minuti. La piccola cittadina in provincia di Rieti ora è deserta: i suoi abitanti saranno costretti a passare i prossimi mesi nelle “tendopoli” in attesa del trasferimento nelle più comode “casette” di legno prefabbricate.
 
In mezzo a tanto dolore, l’Italia come sempre ha saputo ritrovarsi unita, e lo ha fatto attorno al piatto simbolo dei territori colpiti: la famosissima pasta all’amatriciana.
 
Amatrice infatti custodisce uno dei “giacimenti enogastronomici” più preziosi del nostro paese insieme all’intera regione Lazio che gode di una grande ricchezza di antiche tradizioni, ingredienti tipici e raffinatezze.
 
Un’importante iniziativa di sostegno in questo senso, è quella promossa da Slow Food, che ha lanciato l’idea: “un anno di amatriciana per la ricostruzione”.
 
Il senso dell’iniziativa è che in tutto il mondo, attraverso questo piatto simbolo della storia gastronomica di Amatrice e dell’Italia, si possano diffondere i valori di solidarietà e condivisione propri della cultura contadina da cui nasce.
 
Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, chiama in causa i ristoratori associati di tutto il mondo facendo in modo che l’attenzione non svanisca e vada oltre l’onda emotiva del momento.
 
Slow Food chiede che il piatto simbolo della città colpita dal sisma venga inserito nelle carte dei ristoranti di tutto il mondo per un anno intero.
 
Per ogni piatto di pasta all’amatriciana consumato verranno devoluti due euro, uno donato dal ristoratore e uno dal cliente, che saranno direttamente versati nelle casse del Comune di Amatrice ed utilizzati per la ricostruzione di questo antico borgo.
 
Il successo di quest’idea è assicurato perché, infondo, a chi non piace l’amatriciana? Dagli USA al Giappone passando per Francia e Germania il piatto tipico del centro Italia è molto amato ed estremamente apprezzato.
 
La ricetta, le cui origini risalgono al diciottesimo secolo, divenne famosa a Roma grazie ai “Matriciani”, osterie e locande che proponevano il mitico piatto.
 
E’ stata descritta spesso come povera, basata su ingredienti popolari: il guanciale, soffritto in olio d’oliva e sfumato con vino bianco secco, pomodoro e pecorino romano stagionato.
 
In realtà si tratta di una tradizione gastronomica estremamente ricca, che ha saputo valorizzare ingredienti semplici e più complessi in un connubio dal gusto intenso e particolare il cui segreto è la ricerca e selezione delle materie prime di qualità.
 
L’amatriciana trasmette gli stessi valori della terra povera e contadina da cui nasce ed oggi più che mai diventa il simbolo di unione perfetto che alimenta la speranza e la vicinanza ad Amatrice e alle popolazioni colpite dal sisma.
 
Francesco Daniele